Di Abderrahmane Mekkaoui (Marocco)
Traduzione di Red Shaytan
In seguito agli attentati che hanno colpito come frustate la Francia e il Belgio, è essenziale esaminare le ragioni che conducono individui "normai" a finire nella barbarie e nella crudeltà. In effetti ogni violenza si nutre di un'ideologia. Cos, Abu Bakr Naji, ideologo del Daesh, di Al Qaida e consimili, ha scritto nel suo libro "La gestione della barbarie" 2004): "La jihad non è l'Islam, ma uno strumento utile all'Islam".
Subito sorge una prima difficoltà: nella crisi attuale, alcuni analisti utilizzano concetti inadatti, sviluppando visioni parcellizzate, frammentarie e contraddittorie dell'Islam. Gli specialisti "francesi" di questa materia non dialogano tra di loro o lo fanno poco, a differenza di quello che accade negli USA, in Inghilterra e in Germania, e i loro resoconti sono diventati perfino conflittuali generando sospetto e ripulsa.
L'interpretazione e la comprensione dei testi sacri esigono una grande padronanza della lingua araba classica e la conoscenza del preciso contesto nel quale è avvenuta la Rivelazione, e anche della codificazione del Corano, vale a dire la riunione in un solo testo delle sure sparpagliate. Ora queste sono competenze a disposizione di pochi esperti. Solo questa padronanza e questa conoscenza permettono di mettere in ordine le cose e di indicare le reali cause dello scivolamento dei giovani verso l'estremismo religioso e il ricorso alla violenza in questi ultimi decenni.
L'insieme degli atteggiamenti e delle prese di posizione sul soggetto del trattare di questo fenomeno del "terrorismo islamico" è approssimativo. Esso sottolinea le conseguenze e non le cause del fondamentalismo, che sono generalmente relegate in secondo piano. Constatazioni parcellizzate e frammentarie impediscono ogni visione ai cittadini, alla società e allo Stato. Da parte loro, gli stessi giovani radicalizzati non comprendono l'arabo letterario né gli scritti religiosi; questo li predispone a diventare facile preda dei mercanti della morte.
Ora, come succede per tutte le dottrine che mescolano spiritualità e potere politico, la storia dell'Islam è stata intessuta da movimenti politici dogmatici, violenti e fondamentalisti che hanno giustificato il loro intervento nella società con la decontestualizzazione dei testi sacri a fini politici e con il ricorso a un discorso semplice e semplificatorio presto assimilato da questi giovani.
Profezia e redazione del Corano: la creazione del primo regno musulmano
Tornando alle origini, tre giorni dopo la morte del Profeta Maometto, il primo califfo Abu Bakr Assidiq (padre di Aisha, la sposa più giovane del Profeta), scatenò una guerra contro delle tribù giudicate eretiche in quanto avevano rinunciato all'Islam e proclamato dei loro profeti (guerra dell'apostasia: Harb Arrida). Il suo motto era il seguente: "Colui che adorava Maometto, Maometto è morto; e colui che adorava Allah, Allah è vivo ed eterno". Poi il secondo califfo, Omar Ibn Al Khattab, "diplomatico" e soldato, si lanciò alla conquista della Palestina, della Siria e dell'Egitto dopo aver pacificato al penisola arabica.
Questi due califfi "ben guidati", successori del Profeta Maometto, si consacrarono all'edificazione dello Stato musulmano chiamato Dar Al Islam e non del califfato, nozione territoriale e politica, senza preoccuparsi di sviluppare un proselitismo religioso che in seguito diventerà la dottrina politica e ideologica dell' Umma, la comunità musulmana, e la punta di lancia della guerra santa, la jihad, eterna guerra contro tutti al fine della sottomissione dell'intera umanità, benché quest'ultima nel Corano sia limitata alla stretta legittima difesa.
Questi due primi califfi facevano differenza fra la profezia e la redazione del Corano. Sotto il loro "regno" non esisteva alcun progetto di fissare la Rivelazione, parola di Dio, in un testo scritto dalla mano dell'uomo. Il versetto n° 9 Al Hijir afferma che la parola di Allah (Adhikr il Corano) è protetta da quest'ultimo e la sura n° 2 Al Baqarah insiste sulla libertà di coscienza degli individui. Il Profeta Maometto infatti amava ripetere la sura n° 119 sulla coesistenza pacifica con le altri fedi: "Voi avete la vostra religione e io ho la mia".
Il terzo califfo, Ottmane Ibn Affane, "ben guidato", grande commerciante e astronomo della tribù maggioritaria dei Banou Oummeya, diverse da questa linea. Decise di riunire i testi sacri dispersi tra la Mecca e Medina e di bruciare tutti gli altri manoscritti giudicati non autentici, vale a dire non conformi ai suoi occhi secondo i propri criteri che mescolavano spiritualità e politica. Affidò principalmente la redazione del Corano a due compagni del Profeta, due fratellastri generati dalla stessa madre, appartenenti alla nobiltà korassita, considerati dagli storici come gli strateghi dell'Islam politico. Il primo non è altri che Muawiya Ibn Abi Soufiane, il fondatore della dinasta degli Ommeyad; il secondo è Amrou Ibn Al-Ass, creatore del primo servizio di informazioni di questo nuovo stato, chiamato Diwan Alkofats (Ufficio dei sorveglianti delle piste).
Diversi mutaziliti [1], promuovendo la necessità di interpretare il Corano su basi filosofiche e scientifiche, rimproverarono al triumvirato Ottmane-Muawiya-Amrou, di aver redatto il testo sacro senza prendere in considerazione la classificazione logica delle sure secondo il loro reale contesto, e senza mettere in rilievo le sure da abrogare e quelle abrogate. i mutaziliti come i Fratelli della Purezza [2] non hanno mai messo in dubbio la Rivelazione di Maometto, né la sua persona. Grazie al loro lavoro nella clandestinità, che comparirà in pubblico in Andalusia (IX secolo), hanno realizzato un grande apporto al patrimonio spirituale dell'umanità. Ma questa discordia tra musulmani all'alba dell'Islam condusse alla "Grande Discordia" (Al Fitna Al kobra), una guerra civile fratricida di cinque anni che oppose tre clan principali:
- gli alleati di Alì, il genero del Profeta, della tribù dei Banou Hachem
- i partigiani di Muawiya, capo delle fila dei banou Oumeyya
- i khariditi [3] che condannavano le altre 2 scuole richiamandosi ai fondamenti dell'Islam
La vittoria militare dei Banou Oummeyya permise la creazione del primo regno musulmano nel 661 (dinastia ommeyade), ma fu anche all'origine dell'emergere dello sciismo e del violento salafismo. Lo sciismo, che significa clan o partito, divenne in quell'occasione, per forza di cose, l'opposizione politica a questo nuovo regno sunnita. I partigiani di Ali Ibn Abi Taleb, genero e cugino del Profeta, in effetti si raggrupparono in un'altra scuola di pensieroche subito fu considerata ribelle dalla maggioranza dei sunniti.
A partire da questa data, assistiamo all'esclusione dei khariditi e dei Banou Hachem (famiglia del Profeta) dal potere. Gli hashemiti si rifugiarono alla periferia dell'Islam. Essi formarono più tardi degli stati, in Marocco, dinastia idrisside, e in Iran. Quanto ai khariditi, si divisero in diverse fazioni di cui gli idrissidi andarono nel Maghreb e gli ibaditi nell'Oman.
Essendo ancora in vita Maometto, uno dei compagni del Profeta gli domandò cosa pensasse del progetto dei Banou Oummeyya che cercavano di creare un "regno". Maometto rispose: "Saranno dei re sanguinari". Visione premonitoria. L'biettivo dei redattori del Corano scelti dal califfo Ottmane fu proprio quello di usurpare il potere politico in favore dei Banou Oummeyya, vincitori contro la famiglia del Profeta. Questa frattura ha segnato la storia delll'islam e questo conflitto interno è sempre attuale.
A questo punto si impone una breve analisi dell'evoluzione dei movimenti salafiti, takfiri e jihadisti, per apportare un chiarimento scientifico e filosofico sul legame yta la storia dei salaf (Anziani), del salafismo e l'emergere di Al Qaeda, del Daesh e dei loro affiliati nei cinque continenti.
Cos'è il salafismo?
Il termine salaf designa i fondatori dell'Islam, il Profeta e i suoi quattro successori "ben guidati", vale a dire il periodo "idilliaco" dell'Islam delle origini, presentato come l'età d'oro e caratterizzato da sure incentrate sull'amore, la bontà e la tolleranza verso le altre religioni monoteiste e quelle idolatre che esistevano all'epoca nella penisola arabica. Era l'epoca del vero discorso fra le diverse componenti dell'ordine sociale. Tutto questo si materializzò nei trattati Al Akaba, segnante la creazione a Medina di un governo multitribale senza differenza di razza, d'etnia o d'origine geografica, e Al Sahifa, testo di concordia civile e di pluralità politica che regolava la coesistenza pacifica e intercomunitaria, vera e propria costituzione del "vivere insieme" in otto punti.
Sfortunatamente la fondazione del nuovo stato musulmano da parte degli Omeyaddi nel 661 fu segnata dal suo carattere tribale e avvenne con la violenza. Questa evoluzione tragica è all'origine dell'Islam politico, chiamato "salafismo", il quale in seguito si divise in tre branche:
- il salafismo tafkiro, che getta l'anatema su tutta l'umanità, compresi i musulmani non salafiti e spinge per la creazione del Califfato di cui la Costituzione sono il Corano e la Sunna decontestualizzati. Questo salfismo è rappresentato dall'organizzazione "Stato Islamico" (Daesh).
- Il salafismo jihadista è differente dal tafkirismo, anche se entrambi hanno la stessa strategia e gli stessi obiettivi, tra cui la creazione del Califfato. I salafiti jihadisti hanno scelto un'organizzazione elitaria che si orienta verso la jihad internazionale contro il nemico lontano (l'Occidente) e i suoi alleati. Il loro combattere è rivolto principalmente contro i simboli dello Stato ma essi non promuovono la "purificazione" della società musulmana, a differenza dei tafkiri che cercano di instaurare un nuovo ordine attaccando tutta l'umanità comprendente anche la componente musulmana. Al Qaida che appartiene a questa corrente, moltiplica gli attentati contro i responsabili politici, polizieschi, militari, contro gli edifici pubblici, le caserme, le prigioni, i tribunali e preconizza un trattamento particolare per i miscredenti e i loro compagni. Condivide questo modus operandi con altri gruppi di fondamentalisti attivi in Asia e Africa.
I Fratelli Musulmani, con la nomea di "organizzazione segreta" [4], attengono ugualmente al salafismo jihadista [5] e anche essi progettano la creazione del Daoula Islamiya (Califfato), investendo simultaneamente nel sociale e spargendo il terrore. la loro strategia consiste nel livellare la società dal basso con la paura e nel creare dei "rifugi" all'estero [6]. Quando, nel periodo 2001-2012, i salafiti violenti erano oggettivamente alleati dei Fratelli Musulmani, la confraternita islamica mirava ad unire attorno a sé tutti i musulmani d'Europa (20 milioni), e a diventare un attore politico e socioeconomico inarrestabile nello scacchiere europeo, ma questo ora non è più vero perché, in seguito alle "primavere arabe", i salafiti oggi attaccano la confraternita. - il salafismo pietista o quietista raggruppa l'insieme delle confraternite sufi che, per la maggior parte, si dichiarano apolitiche e umaniste e mistiche. Tuttavia diverse sono divenute il vivaio del salafismo violento e alcune sono riuscite a formare degli stati: Safaouis in Iran e Al Saoud in Arabia Saudita. Un altro esempio, Boko haram, nome dato dai pastori protestanti alla confraternita tidjana del nord della Nigeria [7]. I genitori musulmani di questa confraternita non volevano che i loro figli ricevessero un insegnamento laico, spogliato dai precetti religiosi islamici e che spesso erano soggetti a delle conversioni forzate. Questa attitudine ha spinto questa confraternita sufi verso il terrorismo.
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| Emblema dei Fratelli Musulmani |
Le cause della nascita di Al Qaida e del Daesh
Per tutti i giovani moujaeddin che si erano uniti ad Al Qaida in Afghanistan nel 1979, l'Occidente definito "miscredente" non mantenne le sue promesse dopo la guerra contro i sovietici (1979-1989), tradendo la loro fiducia e rendendo difficile la prosecuzione dei loro progetti. Il termine Al Qaida ha per origine l'espressione "base di dati" ed è stato inventato dagli americani che avevano lo scopo di riunire tutti i candidati moujaeddin aspiranti a combattere i sovietici in Afghanistan in un solo file, senza considerare pienamente le aspirazioni profonde dei loro alleati temporanei. Successivamente all'abbandono degli americani e più in generale degli occidentali "miscredenti", fatto percepito come un tradimento, Bin Laden si rivolse contro i suoi vecchi "alleati" in cerca di vendetta [8].
In origine, Al Qaida non aveva il progetto della creazione di un Califfato, la sua idea era quella del Dar al Islam contro Dar al Harb (la Casa della pace contro la Casa della Guerra), da cui si moltiplicarono gli attentati a partire dagli anni '90. L'odio contro gli americani, i vecchi "padrini", si espresse negli attentati del 11 settembre 2001. L'attacco era prevedibile, ma il bersaglio sfortunatamente era difficilmente identificabile. La folgorante risposta militare in Afghanistan ha paradossalmente accentuato la radicalizzazione di un crescente numero di individui e la dispersione (un esodo selvaggio) di migliaia di giovani jihadisti nel mondo.
| Bandiera di Al Qaeda in Irak |
Effettivamente, dopo la reazione dell'America e dei suoi alleati, la lotta al terrorismo si è sviluppata e numerosi salafiti jihadisti sono stati imprigionati nei loro paesi d'origine. Ma migliaia si sono rifugiati in Europa e America del Nord per sfuggire alla giustizia dei loro paesi e alla caccia da parte dei servizi di sicurezza. Essi hanno costituito delle cellule dormienti nelle città occidentali , la cui funzione era d'aiutare i loro fratelli qualora volessero trovare rifugio o commettere degli attentati.
Inoltre la fine della guerra civile in Algeria nel 2001 ha sviluppato un'altra cancrena che si è metastatizzata nelle grandi metropoli europee. In effetti i paesi europei, prigionieri della lettera e non dello spirito della loto cultura dei diritti dell'uomo, stanno accogliendo a braccia aperte numerosi islamici radicali.
Poi, nel 2004, Bin Laden annunciò la creazione del Fronte Internazionale contro i Crociati, gli ebrei e i loro vassalli. La sua vendetta e i suoi slogan utilizzati trovano la loro giustificazione in testi religiosi falsificati e sfigurati.
Da parte loro, i servizi segreti pakistani (ISI), entrarono in gioco per strumentalizzare i pashtun afghani per mezzo dei talibani, alleati di Al Qaida, allo scopo di prendere indirettamente il potere a Kabul e di rinforzare la loro posizione geostrategica di fronte al loro nemico storico, l'India.
| Vessillo del Daesh |
Daesh, l'altro "mostro" oggetto della nostra analisi è nato nel 2003 a seguito dell'invasione americana dell'Irak, la quale ha decapitato il regime laico irakeno a causa delle decisioni insensate di Paul Brenner, il governatore designato da Washington. Quest'ultimo ha scartato sistematicamente i sunniti a vantaggio degli sciti filoiraniani e il partito Bas ha visto i suoi quadri civili e militari imprigionati insieme agli "afghani" cioè gli arabi ritornati dall'Afghanistan. Privati di ogni potere, i baasisti hanno allora stretto un patto di sangue con gli "afghani" arabi contro gli americani e gli iraniani.
La confraternita Naqshabandi che afferma l'appartenenza all'Islam pietista, influente in tutto il Medio Oriente e nell'Asia Minore, costituisce la terza componente del Daesh. Questa confraternita sufi gioca un ruolo di serbatoio umano e di aiuto finanziario per l'organizzazione "Stato Islamico".
In parallelo i progetti sortiti dalle "primavere arabe" sono falliti perché non hanno saputo tradurre le aspirazioni dei popoli. Questo vuoto politico e sociale ha contribuito a rinforzare l'organizzazione takfira e barbara che rivendica la jihad Al Tamkine (combattere per il possesso) e la creazione del califfato sul modello di di 14 secoli fa.
La sconfitta militare del Daesh annunciata dagli occidentali avrà per il movimento tafkiro le stesse conseguenze conosciute da Al Qaida dopo l'intervento in Afghanistan? Numerosi "esperti" del violento Islam politico non la pensano così, perché a differnza dell'organizzazione "Stato islamico" che dispone già di wilaia in Libia, in Algeria, nel Sahel e di affiliati in Nigeria, l'organizzazione di Osama Bin laden, non aveva anticipato la risposta occidentale. Daesh dispone dunque di una capacità di resilienza ben superiore che dovrebbe permettergli di proseguire la battaglia.
Noi dobbiamo considerare il radicalizzato come un uomo responsabile, manipolatore, astuto e dissimulatore. Egli si considera mondato dai suoi peccati grazie al suo impegno religioso perché ha scelto un'altra vita, più pacificata, più confortevole e felice. Non prova alcun senso di colpa perchè vieve nel mito idilliaco dell'Islam delle origini e si proietta nell'al di là. Il martirio e il sacrificio nella sua dottrina non significano la morte o la fine della vita, ma un'altra vita nell'al di là con ricompense multiple (sura Al Imraan). Non dimentichiamo che il Corano e gli hadit attengono molto alla psicologia in termini di codici e simboli che solo un conoscitore dei testi, della storia e delle tecniche di dissimulazione può comprendere. Approffondire questo approccio permetterebbe di identificare gli elementi scatenanti la radicalizzazione e i criteri del passaggio all'azione.
Il salafismo costituisce in Europa la minoranza di una minoranza. Ma la sua forza risiede nell'attivismo delle sue reti (opera della tessitura), nella ricchezza dei suoi mentori, nei suoi discorsi attraenti ed elettrizzanti e nella disorganizzazione degli uomini politici europei, che cercano disperatamente di trovare delle soluzioni e che penano a comprendere la mentalità di un nemico unico e incomprensibile.
Tuttavia esiste una speranza vera di via d'uscita richiamando le tre occasioni storiche essenziali [9] che mostrano che un Islam aperto esiste e può di nuovo svegliarsi. Questo risveglio verrà dalla periferia dell'Islam e non dal mondo arabo, verrà probabilmente dai musulmani viventi in Europa (20 milioni), a causa delle minacce che pendono su di essi. La democrazia europea rinvia alla società di Medina perché essa garantisce la fioritura e la libertà di coscienza di un Islam apolitico, tollerante e conviviale. Ecco il vero salaf.
[1] O Al-Mutazilas. Eruditi isolati o eremiti musulmani che avevano fondato lo mutazilismo nel VIII secolo della nostra era. Si trattava di una scuola teologica che qui promuoveva la necessità di revisionare il Corano su basi scientifiche e filosofiche utilizzando la logica et la ragione.
[2] Gruppo di filosofi esoterici arabi che erano riusciti, nel IX secolo a tradurre cinquantadue epistole filosofiche dal greco in aramaico e poi in arabo.
[3] "i deviati" o "gli eretici", corrente dell'Islam nata fra le popolazioni del Basso Irak, tra Koufa et Bassorah, in seguito alla disputa tra Ali et Muawiya per il Califfato.
[4] Organizzazione segreta internazionale paramilitare.
[5] Cf. l'emblema dell'Organizzazione Internazionale dei Fratelli Musulmani.
[6] Cf. gli scritti di Hassan Al-Banna e di Sayed Qotb.
[7] Il suo nome significa letteralmente "libri..." (Books diventano Boko) "... sono proibiti (haram in arabo)". Si tratta eidentemente di opere cristiane o occidentali su cui si fondava l'insegnamento nell'epoca coloniale.
[8] Si dimentica che Bin Laden, che ha partecipato al finanziamento della lotta in Afghanistan con fondi propri, non sarebbe mai stato rimborsato delle somme impiegate (90 milioni di dollari) dai Sauditi o dagli americani, di qui il suo risentimento nei loro riguardi.
[9] I mutaziliti et i Fratelli della Purezza del VII secolo, l'Islam andaluso dal IX al XV secolo e il periodo del XVIII e del XIX secolo.




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