Di Abderrahmane Mekkaoui (Marocco)
Traduzione di Red Shaytan
Il termine Takfir fa ormai parte del glossario su cui poggiano molte spiegazioni date al fenomeno della violenza jihadista. Ma senza una vera e propria esegesi delle misture inesatte si installano in modo permanente nelle menti. Che dire del Takfîr allora? Questo è un termine che significa "scomunica" nell'Islam e può essere applicato sia ad individui, che a gruppi, stati o imprese commerciali. Pertanto, siamo di fronte ad un'arma psicologica formidabile che non si limita a terrorizzare la gente, ma destabilizza anche le nazioni.
È nel suo nome che sono condotti attacchi mortali non solo ad "infedeli" in senso lato (cristiani, ebrei, atei, omosessuali ...), ma soprattutto a musulmani.
Tuttavia non si deve confondere il Takfîr, che è una forma di combattimento, le cui origini dottrinali sono note, con la Jihad che ha le sue fondamenta, la sua natura e le condizioni. Eppure noi crediamo che i salafiti takfiri e i salafiti jihadisti [1] condividano visioni comuni per quanto riguarda l'uso della violenza e la diffusione del caos, anche se ognuno di questi soggetti ha i propri obiettivi politici, le proprie procedura e i propri discorsi. Nei conflitti di oggi, a volte sono alleati, spesso nemici (vedi la rivalità tra al Qaeda e lo "Stato islamico" in Siria), le loro relazioni dipendono dalle circostanze del terreno.
Gettando un anatema sugli altri, li designano come koffars (rinnegati, apostati od eretici), i takfiri salafiti creano una perturbazione mentale tra persone psicologicamente deboli, trasformandole in facili prede per essere indottrinare, reclutate e manipolare o spinte a commettere atti di barbarie in base alla loro tattica del momento.
Le fonti del takfir
Storicamente, il Takfîr è stato utilizzato come strumento di propaganda contro l'ordine stabilito e contro la maggioranza degli stessi musulmani. Il Takfir sostiene l'isolamento dei musulmani puri (loro) dal resto della Ummah. Come tutti i fanatismi, in primo luogo si tratta di eliminare ogni permeabilità tra gruppi, che permette il dialogo tra le persone, portando così alla separazione più netta possibile, creando un "noi" escludente gli "altri", che permette di considerare questi ultimi come non-musulmani e non-umani, che è possibile, e lo si deve fare, eliminare con ogni mezzo possibile.
Dai tempi del Profeta Muhammad, questa deviazione religiosa, in seguito chiamata kharidjismo, fu combattuta durante la creazione del primo governo islamico a Medina nel 624, perché il takfirismo già ordinava la separazione. Allora questa crebbe durante la Grande Discordia (fitna al-Kobra) tra il quarto califfo Ali Ibn Abi Taleb, cugino e figlio del Messaggero dell'Islam e i suoi avversari Umayyad guidati da Ibn Abi Mouaouiya Soufiane, fondatore del primo regno islamico (la dinastia omayyade). Questa lotta di potere che è fu la Grande Discordia diede alla luce una terza minoranza, un attore politico e religioso violento, che raccomandava l'interpretazione letterale dei testi sacri (il Corano e la Sunnah) nel processo che regola la nomina del Comandante dei Credenti (emiro o califfo) scomunicando i due antagonisti principali. Li considerarono dei koffars e raccomandarono ai musulmani la loro eliminazione praticando una violenza indiscriminata contro di loro.
I kharigiti credevano che il successo della loro fede (l'Islam politico e violento) necessariamente passasse attraverso l'azione violenta. Pertanto, essi gettarono un anatema su tutti i musulmani, in particolare sugli alleati di Ali e dei sostenitori di Mouaouyya, in base alla loro tecnica del dividere, molto semplice ma pericolosa, la cui punta di lancia è la "fedeltà" che è la totale sottomissione a Dio, allo scopo di epurare la Comunità dagli impuri e dagli idolatri. Questo scisma religioso arrivò a creare due clan antagonisti: quelli che credono in Dio e quelli che non ci credono. In altre parole: coloro che sono con noi e quelli che sono i nostri eterni nemici, il disconoscimento è un mezzo che permette loro di ignorare e odiare gli altri, i loro valori e le loro credenze e di confiscare i loro beni, i loro figli e le loro donne (cfr l'atteggiamento del Daesh contro gli Yezidi dell'Iraq).
Il fenomeno del Takfîr autorizza i propri membri commettere ogni possibile misfatto come massacri, stupri, rapine e altre forme di terrore e odio. Questa strategia trae le sue nozioni di legittimità da Al-Walaa Wal Baraa (sottomissione e negazione) principale elemento di unicità, primo pilastro della fede. L'adesione totale a questo pensiero massimalista ed estremista è dietro parecchi omicidi in nome dell'Islam. Questi due segmenti della unicità (Tawhid al) sono le due molle del Hakimiya, un concetto che significa che il potere appartiene solo a Dio, essendo l'essere umano ridotto ad un amministratore (Califfo), perché non è né perfetto né completo (Allah è il re dell'universo).
Questo radicalismo armato ebbe l'effetto opposto di quello previsto e contribuì alla riconciliazione dei principali avversari e alla mobilitazione contro il pericolo dei kharigiti, che minacciva i pilastri dell'Islam e non solo il potere politico. Questa guerra civile tra nemici fraterni spinse i pensatori musulmani di entrambi i clan a prendere in considerazione una strategia efficace e intelligente per decostruire il discorso takfirista con le idee e il dibattito, dimostrando l'illusorietà delle idee religiose kharidjite. Questa lotta intellettuale sulla base dei testi religiosi facilitò l'eliminazione dei promotori del kharidjismo, che poi con la spada vennero decimati nel deserto.
Le risposte dall'Islam al Takfîr
Prima della fitna, il Corano condannò i takfiri, il takfir e i suoi abusi. Essi sono indicati come "perversi" (Al-Moufsidoune). Il testo sacro ordina ai musulmani di combattere ferocemente e con fermezza i takfiri, di massacrarli, di crocifiggerli e di tagliare loro mani e piedi. Tuttavia, il Corano non è mai arrivato a scomunicare gli ultra-radicali, assimilati agli Al-Moufsidoune. Noi crediamo che gli studiosi musulmani devono ora ripensare e rivedere i nostri testi sacri, evidenziando le sure che sostengono i diritti umani, l'umanesimo, l'amore e la tolleranza, nella convinzione di tagliare l'erba sotto i piedi dei "perversi". Questa storia si basa fondamentalmente sulle sure che mostrano la posizione dell'Islam nei confronti degli estremisti e la strategia da sviluppare contro questa deviazione dallo spirito e dalla lettera del Corano. Queste includono, in ordine, le sure che descrivono con precisione i "perversi", i terroristi che diffondono il disordine e il caos ovunque si trovino e il modo in cui noi li possiamo distruggere:
- Sura Al-Baqara (la mucca)
- Sura Al-Maidah (la tavola)
- Sura Al-Aaraf (Dogana)
- Sura Al-Raad (il tuono)
- Sura Al-Nour (la luce)
- Sura Al-Naml (le formiche)
- Sura Shoaraâ (i poeti)
- Sura Qassas (la legge del taglione)
- Sura al-Anfal: tutte denunciano il deviazionismo, i suoi pericoli e le sue mostruosità.
Analizzando le spiegazioni testuali, notiamo che tutte le sure dichiarano i Al-Moufsidoune come fuori legge o fuori dalla sharia perché questi "perversi" rimescolano i pilastri dell'Islam (Al-Iman) e i fondamenti dell'Islam (Al-Arkanes). La fede nell'Islam è costituita da sei elementi di base inseparabili: l'unicità di Dio e il riconoscimento degli Angeli, il riconoscimento dei Libri Sacri, il riconoscimento degli Inviati da Dio, il riconoscimento del Giudizio Finale e il riconoscimento dell'inevitabilità del bene e del male.
Affinché un musulmano, in possesso di tutte le sue facoltà mentali e fisiche, possa essere scomunicato, deve negare a titolo definitivo i sei pilastri della fede. Questo atto è difficile e codificato nella Sharia. Un kafir deve dichiarare pubblicamente e liberamente il suo mancato riconoscimento dei sei pilastri della fede. Non riconoscere alcuni dei pilastri della fede credenza o fraintenderli, non è abbastanza da causare legalmente una scomunica.
Eppure i gruppi takfiri deliberatamente ignorano il Canone, decontestualizzano i testi o falsificano i sei elementi della fede usando uno slogan kharidjite che dice:"l'azione è all'interno della fede", vale a dire, l'uso della violenza contro tutti è perfettamente legittimo. Le loro argomentazioni sono perfettamente definiti dai loro ideologi attuali: Abu Bakr Naji, Abu Mossab Sourry, Al-Mohamed Al-Makdessi, Abu Kotada e Mohamed Al-Adnani.
Dobbiamo ricordare che il profeta Maometto si era scontrato durante l'episodio di Medina con questi "perversi" tra i musulmani. Aveva chiesto alle sue truppe di sterminarli senza pietà, senza considerarli apostati o eretici. La storia dell'Islam conobbe, a intervalli regolari, l'emergere di questi gruppi di fanatici che l'Ummah rifiuta con determinazione, non con la spada, ma con le idee e dibattito aperto come proposto dalla sure di cui sopra. Il moderno takfirismo riemerse nel 1958 nelle carceri egiziane al Cairo, dovei la Fratellanza Musulmana ha dato alla luce sotto la pressione della tortura e della repressione, mostri ideologici violenti e sanguinari, che sono Al-Takfir Wal Hijira (scomunica e immigrazione) e il gruppo al-Jihad. Queste due entità sono la fonte di Al Qaeda il cui triste risultato è noto. Il Daesh che pratica il Takfîr nella sua espressione più ampia, nascerà nel 2006.
Così la corruzione e l'estremismo sono state combattuti in ogni momento durante i diversi periodi storici attraversati dall'Islam. Il duello teologico ha sempre risieduto nel dibattito tra coloro che portano le idee autentiche e compatibili con il testo sacro e coloro che sostengono gli slogan perversi.
Dopo questa prova di comprensione delle radici del male, invitiamo tutte le parti interessate a capire meglio la cultura del Takfîr al fine di trarre lezioni pratiche per l'azione. E' difficile contestare la necessità di opporsi militarmente ai takfiri in qualsiasi luogo in cui essi sono all'ordine del giorno. Si deve, tuttavia, come dimostrano i testi coranici fin dal tempo del Profeta, opporsi alle loro argomentazioni sulla base dei sei pilastri della fede che sono molto forti. L'Islam è alla ricerca di se stesso e della propria identità. Noi pensiamo che ci sia bisogno di aiutare a soffocare la ferocia al fine di riformare se stessi e di esprimere al meglio l'amore per l'essere umano, questa creazione divina.





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